Tra gli aspetti fondamentali da considerare quando si sale su una bicicletta c’è il corretto posizionamento in sella. Rendere quanto più ottimale il rapporto che abbiamo con la nostra bicicletta può fare la differenza tra un’uscita entusiasmante e una in cui non vediamo l’ora di tornare a casa, tra un allenamento efficace e uno controproducente.
Una scorretta posizione in sella provoca infatti dolore e tensione ai muscoli e alle articolazioni e rende meno economica la pedalata. Il risultato è che facciamo più fatica e allo stesso tempo siamo meno efficaci.
Immaginiamo ora di acquistare una bici, magari spendere dei bei soldi, ma di non riuscire a sfruttarne al meglio le potenzialità perché il piede non appoggia correttamente sul pedale, la pedivella è troppo corta oppure la sella non è adatta alla conformazione del nostro bacino. Tutte situazioni che non solo ci impediscono di sfruttare al meglio la nostra bella bici, ma potrebbero anche causare delle vere e proprie patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico.
Io stessa ho avvertito in passato tensione nella zona cervicale e intorpidimento alle mani, come se l’appoggio sul manubrio ostacolasse la circolazione sanguigna. Questo mi succedeva soprattutto con la bici da corsa. Problema che ho risolto correggendo il mio posizionamento in sella. Come? Affidandomi all’esperienza di un professionista: Emanuele Chiesa che ha effettuato il test presso il negozio Dualbike di Cantù.
Dopo qualche lettura sull’argomento avrei potuto fermarmi al fai da te applicando le classiche formule per il calcolo dell’altezza e l’arretramento sella, l’allungamento sul mezzo, la distanza sella-attacco manubrio, etc. Tutti metodi validissimi se dobbiamo acquistare una bicicletta e vogliamo sapere a grandi linee che misura di telaio sia meglio per noi.
Una valutazione biomeccanica seria però è qualcosa di più della teoria, è studio del caso e osservazione. E’ una valutazione che implica delle competenze acquisite sul campo con l’esperienza.
Il test
Emanuele è partito con una fase di anamnesi propedeutica, cioè un’indagine conoscitiva sul tipo e la frequenza delle mie attività ciclistiche, gli obiettivi, i volumi di allenamento, eventuali infortuni o patologie particolari.
E’ seguita una rilevazione antropometrica e l’analisi posturale che calcola in particolare l’ altezza del cavallo, la larghezza delle spalle e del bacino e la flessibilità.
Il test vero e proprio è iniziato quindi con il corretto posizionamento delle tacchette. Operazione propedeutica all’analisi della pedalata durante la successiva fase dinamica del test. Una posizione errata delle tacchette può infatti essere all’origine di diversi problemi a carico del ginocchio o del piede stesso oltre a compromettere l’efficacia della pedalata.
Sistemate le tacchette eccoci alla fase dinamica del test, cioè la fase “pedalata” con osservazione. Con la mia bici sui rulli ho pedalato a diverse intensità di sforzo. Sempre sotto stretta osservazione.
Questa fase, mi spiegava Emanuele, ha una durata che varia a seconda delle necessità e delle caratteristiche personali, per cui è del tutto soggettiva.
Anche con l’aiuto del supporto video questa fase di osservazione ha il compito di rilevare eventuali difetti di postura e vedere come questi difetti si ripercuotono sulla pedalata.
Movimento delle anche, bacino, posizione delle braccia e delle spalle. Tutto scansionato dall’occhio esperto di Emanuele che ha subito adeguato il mezzo al meglio.
Questa analisi si concretizza alla fine in dati empirici, cioè le quote. Nel mio caso per bici da corsa e mountain bike. È possibile avere quote anche per crono, triathlon, ciclocross.
Uomini e donne, cosa cambia?
Durante il test ho approfondito con Emanuele l’aspetto del posizionamento in sella per una donna. Una donna ha caratteristiche fisiche differenti rispetto a un uomo, ma noi donne quasi sempre pedaliamo su biciclette le cui geometrie sono pensate per gli uomini.
Noi abbiamo “Busto più corto e gambe più lunghe (maggiore lunghezza del femore), o almeno così si è pensato per anni. Senza generalizzare troppo non è inusuale vedere donne che in bicicletta da corsa adottano una posizione piuttosto allungata.
In realtà la necessità di produrre biciclette con geometrie specifiche per il target femminile (che hanno solitamente un tubo superiore più corto) è controversa tant’è che non tutte le aziende produttrici prevedono una linea specifica. Alcune aziende preferiscono investire unicamente su telai unisex. In questo caso il posizionamento ideale si ottiene regolando i punti di contatto, altezza e arretramento sella, manubrio, attacco manubrio e pedivelle.
Che si tratti di un telaio pensato per un pubblico femminile oppure un telaio diciamo unisex, la soluzione migliore in ogni caso è sempre quella di fare un test biomeccanico come quello che ho fatto io.
Il test su strada
Le tre granfondo cui ho partecipato lo scorso mese di settembre sono state il vero banco di prova. Sforzo fisico intenso e prolungato, posizione aerodinamica accentuata soprattutto in discesa e nei tratti in pianura rappresentano uno stress e possono portare a tensioni muscolari dolorose. In passato dopo una prova di questo genere avevo spesso la schiena a pezzi. Problema risolto!
Altro problema che non ho più avvertito è l’intorpidimento delle mani che mi costringeva a staccarle ogni tanto dal manubrio per riattivare la circolazione.
Non escludo inoltre che il migliore posizionamento abbia influito anche sulla mia prestazione, che in tutti e tre gli eventi è stata ben oltre le mie aspettative.
Un corretto posizionamento in sella è importante perché
Per concludere un test biomeccanico come quello a cui mi sono sottoposta è dunque necessario per:
- evitare infortuni
- migliorare la prestazioni
- condurre meglio la bicicletta, quindi avere maggiore comfort e maggiore sicurezza
Ho inoltre appreso che:
- l’analisi della posizione in sella e la sua correzione rientrano nella più ampia disciplina della biomeccanica, che studia l’attività motoria dell’uomo e si avvale di altre scienze quali la fisica, la biologia e l’anatomia;
- il test va ripetuto periodicamente perché le nostre caratteristiche fisiche cambiano nel tempo e comunque sarebbe meglio ripeterlo tutte le volte che acquistiamo una nuova bicicletta;
- oltre alle misure e alla geometria del telaio sono molto importanti la posizione delle tacchette e il tipo di sella;
- il corretto posizionamento in sella si ottiene non solo tenendo conto delle misure antropometriche dell’individuo, ma anche osservando l’atleta mentre pedala;
- Il corretto posizionamento in sella consente una pedalata più efficace e previene gli infortuni. Ma non solo! Permette anche di condurre la bicicletta in modo più “morbido” e meno contratto, scongiurando un atteggiamento poco confidente che può penalizzare la prestazione e in qualche caso favorire spiacevoli cadute.
Test eseguito presso il negozio Dualbike (Cantù)
Biomeccanico: Emanuele Chiesa