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Gli insetti e parassiti più comuni che possiamo incontrare outdoor

da Alessandra Cafiso
outdoor life

Quali sono gli insetti e parassiti più comuni che potremmo incontrare durante le nostre attività outdoor, giri in mountain bike compresi? Nei boschi, in montagna, ma anche in pianura, laddove le condizioni lo consentano, possiamo, infatti, trovare insetti o altri artropodi parassiti più o meno pericolosi, che vale la pena di conoscere un po’.

L’attività outdoor ci permette di vivere a pieno la bellezza della natura che ci circonda e di scoprire – o riscoprire – paesaggi sempre nuovi in tutte le stagioni. Conoscere le piccole insidie che potremmo incontrare durante le escursioni, anche in mountain bike, ci può aiutare ad affrontare con più attenzione, ma anche con più consapevolezza, le avventure che ci aspettano. Ricordiamoci comunque sempre che siamo noi ad “invadere” l’habitat di questi animali e non viceversa.

Vediamo allora insieme quali sono gli insetti e parassiti più comuni che potremmo incontrare in mtb o nelle nostre attività all’aperto.

In questo articolo si parla di:

Zecche, tra i parassiti sono le più “antipatiche”

insetti e parassiti

Forse le più subdole fra tutti i parassiti che possiamo incontrare durante le escursioni, le zecche sono artropodi (aracnidi), ma non insetti: sono infatti molto più “imparentate” con i ragni rispetto a quanto potrebbero esserlo con zanzare o pulci (presentano 4 paia di arti anziché 3, a parte lo stadio larvale). Le zecche sono organismi ematofagi, cioè si nutrono di sangue, e sono potenzialmente un pericolo per l’uomo in tutti i loro stadi vitali (larva, ninfa e adulto). Tuttavia, lo stadio più “pericoloso” è sicuramente la ninfa: più coriacea e resistente della larva e sufficientemente piccola da non essere notata immediatamente dal malcapitato ospite, permettendole così di nutrirsi per tempi più o meno prolungati (fino a circa 5 giorni; mentre gli adulti fino a circa 14 giorni).

In Italia la specie di zecca più diffusa è Ixodes ricinus, detta anche zecca dei boschi, ed è una specie “di bocca buona” perché non presenta alta specificità d’ospite, aumentando quindi il suo “bacino d’utenza”. Questa specie si trova facilmente, come dice il suo nome, nei boschi, nelle zone umide e in aree con erba medio-alta. Non vola, non insegue l’ospite o cose simili: rimane semplicemente sugli steli d’erba o sugli arbusti aspettando che qualcuno passi, per poi “agganciarsi” all’obiettivo. A causa dei cambiamenti climatici, I. ricinus si trova ormai ad altitudini elevate, almeno fino a circa 1400 metri s.l.m.

Primavera ed autunno sono sicuramente i periodi di picco per la presenza di zecche. La pericolosità di questi artropodi consiste nella loro capacità di essere vettori di importanti patogeni (virus, batteri e protozoi) che spesso generano malattie dai sintomi poco chiari che ne rendono difficile la diagnosi. Tra queste ricordiamo la Malattia di Lyme (causata dal batterio Borrelia burgdorferi) o la meningoencefalite da zecca (causata da un Flavivirus). La parte più subdola di questi animali risiede nel fatto che, a differenza di zanzare o pulci, pungono l’ospite iniettando sostanze anestetizzanti e possiedono inoltre dei “cuscinetti” sulle zampe che permettono loro di camminare sulla pelle senza venire percepite. Le zecche si attaccano al proprio ospite attraverso un apparato boccale chiamato “rostro”, dalla forma seghettata, che permette all’artropode di fissarsi senza pericolo di staccarsi con facilità.

Per questo motivo, nel momento in cui ci si dovesse accorgere di essere stati morsi da questi organsmi, la cosa cui bisogna fare attenzione è una corretta rimozione. Prima di tutto non bisogna soffocare la zecca con alcun tipo di sostanza: questo porterebbe la zecca ad un riflesso di rigurgito che rischierebbe di mandare nel circolo sanguigno dell’ospite eventuali microrganismi patogeni. La cosa migliore è rimuoverla con una pinzetta, facendo ben attenzione a posizionare le estremità dello strumento il più vicino possibile alla pelle (senza schiacciare la zecca) e ruotare alcune volte le pinzette (come se la si svitasse), per consentire un corretto “sganciamento” dell’artropode. Esistono pinzette specifiche che possono facilitare l’operazione.

Non andate in panico e non prendete antibiotici se non prescritti dal medico: questi potrebbero infatti coprire i primi sintomi di infezione e rendere difficile la diagnosi a distanza di tempo! Nei giorni e nelle settimane successive, tenete d’occhio la zona in cui è avvenuto il morso (ad esempio la possibile comparsa di eritemi di forma circolare), così come eventuali sintomi quali malessere, febbre o dolori articolari: in tal caso, consultate il medico.

Come difendersi quindi da quindi da questi artropodi così antipatici? I repellenti, almeno per noi umani, sono poco efficaci; il modo migliore è usare abbigliamento con maniche, calze e pantaloni lunghi, possibilmente di colore chiaro. Dopo ogni uscita controllatevi bene soprattutto nelle zone del corpo più riparate, pelle sottile e meno esposte alla disidratazione (es.: inguine, ascelle, dietro le orecchie e le ginocchia, ecc.).

Trombicula autumnalis, facilmente riconoscibile

insetti e parassiti

Questo acaro, lontano parente delle zecche, non si nutre di sangue, bensì di proteine animali che l’artropode ottiene dopo essersi fissato all’ospite tramite una sorta di “sifone” ed aver lisato la pelle. Presenta un tipico colore arancio-rossastro che la rende facilmente riconoscibile. La trombicula, come dice il nome stesso della specie (“autumnalis“), è tipicamente presente in tarda estate/autunno nella bassa vegetazione (non amano le aree troppo esposte al sole), e la forma larvale è l’unica che può interessare l’uomo. La puntura non viene percepita immediatamente, ma solo alcune ore successive all’insediamento dell’artropode.

La saliva della trombicula, che permette la lisi enzimatica dei tessuti, provoca un’intensa reazione infiammatoria e forte prurito, con sintomi che possono variare in base alla reazione immunitaria del soggetto interessato. Pur non trasmettendo alcun genere di patogeno, il risultato della puntura di una trombicula può variare da papule rossastre e pruriginose, che spariscono in poco tempo, fino a reazioni cutanee più intense che possono portare anche a vescicole ed escoriazioni.

Le trombicule, a differenza delle zecche, non stanno in attesa dell’ospite: lo vanno letteralmente a cercare! Anche in questo caso, l’abbigliamento lungo e i colori chiari aiutano a controllarne facilmente la presenza sul corpo. I repellenti per insetti dovrebbero aiutare a tenere lontane le trombicule. Dopo l’escursione, una doccia accurata, premurandosi di sfregare bene la pelle (le trombicule si staccano facilmente con un lieve sfregamento), aiuterà a rimuovere l’eventuale presenza dello sgradito inquilino. 

Processionaria, può provocare reazioni allergiche

Vi è mai capitato di camminare per i boschi e notare dei grossi nidi di seta tra i rami dei pini (ma anche cedri, abeti e larici)? Questi sono opera delle processionarie (qualcuno le chiama anche “gatte pelose”), forme larvali di un lepidottero (Thaumetopoea pityocampa, una farfalla notturna), altamente distruttive per le piante, che devono il proprio nome al caratteristico comportamento del procedere l’una dietro l’altra.

Questi bruchi dall’aspetto peloso, osservabili tipicamente in primavera o a temperature miti, possiedono peli uncinati altamente urticanti che si disperdono facilmente (ad esempio grazie all’azione del vento), provocando diverse reazioni allergiche, quali irritazioni cutanee, congiuntiviti e asma. La rimozione e lavaggio degli indumenti, così come una doccia, sono utili a rimuovere i frammenti di peli irritanti. In casi di reazioni allergiche è opportuno consultare un medico.

Tafani, le mosche moleste

insetti e parassiti

Vi è mai capitato di essere rincorsi dai tafani durante un giro in bici? Beh, a me sì… e non è per nulla piacevole. I tafani (o “mosche cavalline”) sono ditteri simili a mosche, di taglia medio-grande, le cui femmine si nutrono di sangue. Questi insetti si trovano solitamente durante le soleggiate e calde giornate estive. È possibile talvolta che possano trasmettere patogeni quali, ad esempio, virus o batteri, ma la maggior parte della volte causano solo molto dolore.

La puntura del tafano può essere molto dolorosa a causa dell’apparato boccale dell’insetto, il quale consiste di due mandibole piatte e seghettate che lacerano la pelle come se fossero un paio di forbici. Attraverso questa ferita i tafani si possono poi nutrire del sangue dell’ospite. Sono insetti particolarmente attivi e insistenti. Se pensate di visitare zone in cui ci possono essere presenti questi ditteri, copritevi adeguatamente con vestiti lunghi e colori chiari, munitevi di repellente (anche se l’efficacia dipende dal composto chimico usato) oppure, come ho fatto io, cercate di pedalare alla velocità della luce!

Zanzare, “attrazione (chimico-fisica) fatale”

insetti e parassiti

Le più fastidiose compagne delle nostre estati. Questi ditteri ematofagi, che tutti conosciamo, sono famosi per le loro insopportabili punture pruriginose e che, a causa della ormai onnipresente zanzara tigre, ci accompagnano in qualsiasi ora della giornata. In generale, le zanzare amano le zone con acqua stagnante, dove possono deporre le uova e quindi moltiplicarsi. Le zanzare sono più o meno attratte da determinati ospiti in base a numerose caratteristiche chimico-fisiche: ad esempio, maggiore è l’emissione di anidride carbonica da parte di un soggetto, più forte sarà l’attrazione generata sulle zanzare. Altri elementi di attrazione per le zanzare sono la temperatura corporea e l’umidità. Per questi motivi, durante l’attività fisica o appena terminata l’attività, le zanzare saranno molto più attratte da noi.

Oltre a rappresentare un pericolo per i nostri amici a quattro zampe (trasmettendo, ad esempio, l’agente eziologico della filariosi cardiopolmonare), negli ultimi anni le zanzare si sono contraddistinte per la loro capacità di trasmettere diversi virus (sia endemici che di “importazione”) e che si stanno diffondendo in diverse regioni del nostro Paese. Tra questi troviamo il West Nile virus, che, sebbene in molti soggetti risulti in un’infezione asintomatica, nel 20% dei casi può portare a sintomi simil-influenzali e, in casi gravi (meno dell’1%), può causare gravi sintomi neurologici.

Per questo motivo, sebbene una persona possa essere poco suscettibile al fastidio provocato dalle punture di zanzara, sarebbe sempre opportuno tenere conto dell’importanza di evitare continue punture di questi insetti al fine di ridurre le probabilità di incappare in qualche spiacevole sorpresa.

Api, bombi, vespe e calabroni: insetti potenzialmente dolorosi

Iniziamo subito con una veloce distinzione: mentre vespe e calabroni hanno una vita molto stretta (ricordate l’espressione “avere un vitino da vespa”?), api e bombi invece hanno addome e torace uniti da una vita molto larga. Mentre i primi due sono privi di peli, i secondi hanno il corpo ricoperto da sete e peli (e sono anche importanti impollinatori).

A differenza di altri artropodi che pungono per nutrirsi, questi insetti usano la puntura come metodo di difesa per sé stessi o, ancor più, per la colonia a cui ci si è, magari inconsciamente, avvicinati. Api e bombi non sono aggressivi (specialmente i bombi, a meno che non siano proprio istigati… quindi lasciamoli lavorare e impollinare in pace!), mentre vespe e calabroni (i più grandi e aggressivi dei fantastici quattro) possono pungere anche in assenza di particolari pericoli.

Attenzione alle punture: il fatto di non aver avuto una reazione allergica alla prima puntura di ape, non esclude che essa non si possa sviluppare durante il secondo evento. A differenza degli altri tre imenotteri, la puntura d’ape è l’unica che richiede un’attenta rimozione del pungiglione, il quale è caratterizzato da uncini che gli consentono di rimanere conficcato nella pelle del soggetto attaccato. Vespe, calabroni e bombi invece possono pungere ripetutamente il malcapitato nemico.

Questi, dunque, gli insetti e parassiti più comuni che potremmo incontrare in mtb durante le nostre uscite in mezzo alla natura. Se avete qualche domanda in merito oppure volete raccontare qualche episodio che vi è capitato, scrivete pure nei commenti!

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4 commenti

Valter 12 Aprile 2022 - 20:36

Complimenti veramente un bel lavoro! Si vede che è stato costruito con l’esperienze di chi nel verde ci va davvero !

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Paola Brazioli 12 Aprile 2022 - 20:56

Grazie Valter! Hai ragione. Chi l’ha scritto è molto competente in materia, inoltre biker come noi

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Stefano 26 Giugno 2022 - 16:11

Bel articolo! Scritto bene ed è veramente utile per chi va nei boschi ed nei prati ma non è consapevole di alcuni incontri. La loro conoscenza ti potrà aiutare ad affrontare meglio le conseguenze di un loro attacco, non sempre ad evitarlo. Nonostante le mie conoscenze di entomologia ogni hanno riesco sempre a beccarne qualcuno andando in bici. Rischi del ciclista circondato da boschi.

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Paola Brazioli 26 Giugno 2022 - 17:29

Grazie Stefano! Hai ragione, conoscere può aiutarci ad affrontare meglio la situazione.

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