Oggi ha inizio la 19esima edizione della Settimana Europea della Mobilità (16 – 22 settembre – EUROPEANMOBILITYWEEK 2020). Il tema di quest’anno è “Emissioni zero, mobilità per tutti” e riflette gli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo: un continente “carbon neutral” a emissioni zero entro il 2050.
Nonostante le diverse condizioni climatiche, geografiche e socioeconomiche nelle aree urbane europee è possibile adottare misure per promuovere un ambiente a emissioni zero e inclusivo. Pertanto, la SETTIMANA DELLA MOBILITÀ EUROPEA 2020 incoraggia le persone e le autorità locali a prendere provvedimenti per raggiungere l’obiettivo a lungo termine di un continente a emissioni zero.
Anche l’Italia tra i paesi che partecipano alla Settimana Europea della Mobilità 2020
49 paesi partecipanti, 2733 città. QUI l’elenco delle città italiane che partecipano alla European Mobility Week con modalità diverse: portando avanti attività nella settimana, e/o con attività permanenti e/o con una giornata senza auto.
Restando in Italia, il Ministero dell’Ambiente aderisce anche quest’anno alla Settimana Europea della Mobilità e coordina e supporta le iniziative e gli eventi organizzati da Comuni e associazioni. Come ogni anno “l’obiettivo è quello di confermare l’Italia tra i Paesi leader con il maggior numero di adesioni a livello europeo”.
Voglia di mobilità soft
Un tema, dunque, ambizioso e prettamente green che vede nella bicicletta un’assoluta protagonista. Un tema comunque non nuovo, ma discusso già da tempo. L’edizione di quest’anno della Settimana Europea della Mobilità sembra però avere un sapore diverso in seguito ai cambiamenti sociali dettati dall’emergenza Coronavirus. L’esigenza di evitare affollamenti, di mantenere il distanziamento fisico, la voglia di stare all’aria aperta, la consapevolezza della necessità di uno stile di vita più salutare e, ci metterei anche, la voglia di vivere in modo più slow, hanno dato uno slancio negli ultimi mesi alla mobilità soft. Non dimentichiamo, inoltre, la nascita e l’evoluzione delle biciclette elettriche che facilitano gli spostamenti “a pedali”. Scenari post-Covid: in bicicletta verso la libertà.
“Emissioni zero, mobilità per tutti”, non ancora
Mentre scrivo, guardo fuori dalla finestra e vedo le auto in colonna. Abito in prossimità di un incrocio in centro paese ed è sempre così negli orari di punta. Ipotizzo: il 20% delle persone ora intrappolate nelle proprie auto userebbe una bicicletta, se solo ci fosse una pista ciclabile o una corsia ciclabile. La maggior parte degli spostamenti sono brevi e potrebbero essere coperti anche a piedi e in bici, ma la mancanza di infrastrutture e i problemi di sicurezza che ne derivano, inibiscono al momento l’adozione senza riserve della mobilità soft, almeno qui in provincia.
Dare spazio a chi decide di spostarsi in modo alternativo è il primo passo. Solo dopo potremo educare e fare qualcosa affinché cambi anche la cultura.
Come ho scritto oggi su Instagram, nel mio piccolo ho cominciato a usare sempre la bicicletta per gli spostamenti urbani, per coprire cioè tutte le distanze fattibili a piedi o in bicicletta. Ora che mi sono abituata, mi viene facile e lo trovo piacevole. Peccato che debba spesso destreggiarmi tra il traffico.
Pensiamo per esempio che solo recentemente in Italia è stato introdotto il concetto di corsia ciclabile, in altri paesi ampiamente adottato da anni. Un concetto secondo me fondamentale, perché una corsia ciclabile sulla carreggiata è il primo passo per una pacifica convivenza tra utenti della strada. Non risolve tutti i problemi di sicurezza ma almeno garantisce dignità a chi decide di sposare uno stile di vita più sano.
Quello che auspico in futuro è una mobilità “integrata” dove auto, biciclette e altri mezzi possano convivere pacificamente. Per l’ambiente, cioè per noi stessi 🙂
Foto di anteprima: Roman Koester su Unplash